http://www.avvocato-penalista-cirolla.blogspot.com/google4dd38cced8fb75ed.html Avvocato penalista ...: Avvocato penalista - Integra il reato di cui all'Art. 674 del Codice Penale (Getto pericoloso di cose) il contegno di chi usi troppa candeggina e ammoniaca per fare le proprie pulizie.

Informazioni Professionali Specifiche.

- Avvocato abilitato al Patrocinio presso la Corte Suprema di Cassazione e presso le altre Giurisdizioni Superiori - Avvocato Specialista in Diritto Penale ed in Procedura Penale - Avvocato Penalista - Avvocato Processualpenalista - Avvocato Specializzato in Indagini Difensive - Avvocato Specializzato in Tecniche Investigative Avanzate - Avvocato Specializzato in Legislazione e Programmazione della Sicurezza - Avvocato Specializzato nello studio e nella elaborazione dei modelli organizzativi per la prevenzione dei reati, al fine dell'esclusione della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, di cui al D. Lgs. 231/2001 ed al più recente Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro (T.U.S.L.), di cui al D. Lgs. 81/08, come integrato e corretto dal D. Lgs. 106/09 - Avvocato Specializzato nelle Revisioni dei Giudizi Penali - Avvocato Ordinario per le Attività di Assistenza, Consulenza, Difesa e Rappresentanza legali, in materia Amministrativa, Civile, Penale e Tributaria -
Chiunque non sia nelle condizioni economiche di poter pagare da se i compensi professionali dovuti per una efficace ed utile difesa in materia penale, può beneficiare del Gratuito Patrocinio o Patrocinio a spese dello Stato e ciò significa che lo Stato si accolla gli oneri economici necessari per la difesa delle persone non o poco abbienti. L'Avv. Cirolla, come i validissimi colleghi e collaboratori scientifici esterni che lo coadiuvano nella sua attività, sono accreditati al Gratuito Patrocinio o Patrocinio a spese dello Stato, con validità estesa sull'intero territorio nazionale e davanti a tutte le autorità giudiziarie italiane. Cliccate sulla foto che si trova nel sesto riquadro a scendere della colonna di destra di questa pagina web per leggere e vedere da voi quali sono le condizioni di fatto e di legge per essere ammessi a tale beneficio.
L'assistenza, la consulenza ed i consigli legali preliminari richiestici dagli aspiranti nuovi assistiti, difesi o rappresentati verranno dati soltanto a coloro che si atterranno a quanto previsto nell'undicesimo riquadro a scendere, che si può visualizzare nella colonna di destra della home page del sito ed intitolato: AVVERTENZA PER LE PERSONE FISICHE O GIURIDICHE CHE CONTATTANO PER LA PRIMA VOLTA QUESTO SITO WEB.

lunedì 24 novembre 2014

Avvocato penalista - Integra il reato di cui all'Art. 674 del Codice Penale (Getto pericoloso di cose) il contegno di chi usi troppa candeggina e ammoniaca per fare le proprie pulizie.

Avvocato penalista - Integra il reato di cui all'Art. 674 del Codice Penale (Getto pericoloso di cose) il contegno di chi usi troppa candeggina e ammoniaca per fare le proprie pulizie.
____________________________________
 
Avvocato penalista - Integra il reato di cui all'Art. 674 del Codice Penale (Getto pericoloso di cose) il contegno di chi usi troppa candeggina e ammoniaca per fare le proprie pulizie.
____________________________________
 
"" Getto pericoloso di cose, condannata per aver usato troppa candeggina
 
Getto pericoloso di cose, donna condannata per eccessivo uso di candeggina e ammoniaca
 
Corte di Cassazione Penale
Sentenza 7 ottobre 2014, n. 41726
 
La troppa pulizia non ha mai fatto male a qualcuno o forse no?
 
Risponde a questa domanda la Cassazione che, esaminando il caso di una donna padovana, condannata per il reato di cui all’articolo 674 del codice penale, perchè “usando in spazi condominiali ad uso pubblico in modo eccessivo ammoniaca e candeggina, molestava condomini ed estranei con emissioni di gas e vapori tossici”
 
Articolo 674 Codice Penale Getto pericoloso di cose
 
Chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti, è punito con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda fino a duecentosei euro.
 
La Cassazione ha osservato che “Con motivazione logica e coerente, il Tribunale ha rilevato, infatti, che i testimoni indotti della parte civile e gli accertamenti fotografici circa la coloritura del pavimento dovuta all’uso dei detergenti hanno dimostrato con certezza la colpevolezza dell’imputato; i testi hanno specificato, in particolare, la presenza di odori forti e di lacrimazione degli occhi, oltre che, per alcuni di essi, problemi respiratori.
 
Per contro – prosegue il Tribunale – la differente versione resa dei testi della difesa non inficia tali conclusioni, perché essi sono soggetti che abitualmente lavorano fuori tutto il giorno o che non hanno utilizzato gli spazi antistanti all’abitazione dell’imputata dove avvenivano le emissioni nocive.
 
Parimenti  logico e coerente è l’iter motivazionale seguito dal Tribunale quanto al trattamento sanzionatorio e alla determinazione dei risarcimento del danno, perché esso ha correttamente valorizzato il dato della permanenza della condotta molesta, attuata ben conoscendo il disagio della persona offesa e la durata pluriennale dell’esposizione di quest’ultima alle emissioni“.
 
Segue testo della sentenza
 
Corte di Cassazione Penale, sentenza 7 ottobre 2014, n. 41726
 
Ritenuto in fatto
 
1. – Con sentenza del 5 dicembre 2013, il Tribunale di Padova ha – per quanto qui rileva – condannato l’imputata alla pena dell’ammenda, oltre che al risarcimento del danno in favore della parte civile costituita, per il reato di cui all’art. 674 cod. pen., perché, usando in spazi condominiali ad uso pubblico in modo eccessivo ammoniaca e candeggina, molestava condomini ed estranei con emissioni di gas e vapori tossici (reato ritenuto permanente fino al 28 gennaio 2009).
 
2. – Avverso la sentenza l’imputato ha proposto, tramite il difensore, atto d’impugnazione qualificato come appello, deducendo: 1) l’erronea valutazione delle emergenze processuali, perché non si sarebbe considerato che la vicina di casa querelante aveva una soglia di tollerabilità delle emissioni ben inferiore rispetto a quella dell’uomo comune, né si sarebbe considerato che i testi indotti della difesa avevano dichiarato di non essere stati molestati dalle esalazioni e che non erano stati effettuati accertamenti in ordine alla intollerabilità da parte di organi tecnici; 2) l’erronea valutazione delle emergenze processuali quanto alla pena e alle circostanze attenuanti e al risarcimento del danno, perché non si sarebbe tenuto conto della saltuarietà dell’uso di detergenti.
 
Con memoria depositata in prossimità dell’udienza davanti a questa Corte, la difesa sostiene l’ammissibilità dell’impugnazione, da riqualificarsi come ricorso per cassazione, insiste di doglianze già proposte ed eccepisce la prescrizione del reato.
 
Considerato in diritto
 
3. – Preliminarmente l’impugnazione – trasmessa a questa Corte dalla Corte d’appello di Venezia con ordinanza del 21 maggio 2014 – deve essere qualificata come ricorso per cassazione, ai sensi dell’art. 568, comma 5, cod. proc. pen., perché proposta contro sentenza non appellabile, ai sensi dell’art. 593, comma 3, cod. proc. pen., in quanto recante condanna alla sola pena dell’ammenda.
Il ricorso è inammissibile.
 
Esso consiste, infatti, in generiche critiche alla motivazione della sentenza impugnata, dalle quali non emergono, neanche in via di semplice prospettazione, vizi rilevabili in sede di legittimità ai sensi dell’art. 606 cod. proce. pen.
 
Si chiede, in sostanza, sia ai fini della responsabilità penale, sia ai fini del trattamento sanzionatorio e della determinazione del risarcimento del danno, una rivalutazione del compendio probatorio già ampiamente analizzato dal giudice di merito.
 
Con motivazione logica e coerente, il Tribunale ha rilevato, infatti, che i testimoni indotti della parte civile e gli accertamenti fotografici circa la coloritura del pavimento dovuta all’uso dei detergenti hanno dimostrato con certezza la colpevolezza dell’imputato; i testi hanno specificato, in particolare, la presenza di odori forti e di lacrimazione degli occhi, oltre che, per alcuni di essi, problemi respiratori.
 
Per contro – prosegue il Tribunale – la differente versione resa dei testi della difesa non inficia tali conclusioni, perché essi sono soggetti che abitualmente lavorano fuori tutto il giorno o che non hanno utilizzato gli spazi antistanti all’abitazione dell’imputata dove avvenivano le emissioni nocive.
 
Parimenti logico e coerente è l’iter motivazionale seguito dal Tribunale quanto al trattamento sanzionatorio e alla determinazione dei risarcimento del danno, perché esso ha correttamente valorizzato il dato della permanenza della condotta molesta, attuata ben conoscendo il disagio della persona offesa e la durata pluriennale dell’esposizione di quest’ultima alle emissioni.
 
Quanto alla prescrizione, premesso che la difesa non ha contestato la ricostruzione dei reato sostanzialmente operata dai Tribunale in termini di permanenza (fino al 28 gennaio 2009), deve rilevarsi che il relativo termine non è decorso, perché andrà a scadere, in presenza di una sospensione per 169 giorni, il 14 luglio 2014.
 
In ogni caso, a fronte di un ricorso inammissibile, quale quello in esame, trova applicazione il principio, costantemente enunciato dalla giurisprudenza di questa Corte, secondo cui la possibilità di rilevare e dichiarare le cause di non punibilità a norma dell’art. 129 cod. proc. pen., ivi compresa la prescrizione, è preclusa dall’inammissibilità del ricorso per cassazione, anche dovuta alla genericità o alla manifesta infondatezza dei motivi, che non consente il formarsi di un valido rapporto di impugnazione (ex multis, sez. 3, 8 ottobre 2009, n. 42839; sez. 1, 4 giugno 2008, n. 24688; sez. un., 22 marzo 2005, n. 4).
 
Tenuto conto della sentenza 13 giugno 2000, n. 186, della Corte costituzionale e rilevato che, nella fattispecie, non sussistono elementi per ritenere che «la parte abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità», alla declaratoria dell’inammissibilità medesima consegue, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen., l’onere delle spese dei procedimento nonché quello del versamento della somma, in favore della Cassa delle ammende, equitativamente fissata in € 1.000,00.
P.Q.M.
 
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di € 1.000,00 in favore della Cassa delle ammende. ""
 
Fonte sentenze-cassazione.com, qui:
 
____________________________________

Avvocato penalista - Integra il reato di cui all'Art. 674 del Codice Penale (Getto pericoloso di cose) il contegno di chi usi troppa candeggina e ammoniaca per fare le proprie pulizie.
____________________________________
 
 

Nessun commento:

Posta un commento

________________ AVVERTENZE ________________

Sono ammessi e graditi solo i Commenti che abbiano attinenza coi temi qui trattati e che si connotino per la loro formulazione chiara, civile, educata e rispettosa.
Non sono ammessi, poichè sgraditi, i Commenti che non abbiano i requisiti di cui sopra o che protendano ad offendere, diffamare, calunniare o comunque ad arrecare
in qualunque altro modo danno agli altri, siano essi persone fisiche, giuridiche, enti od istituzioni.
Nei casi più gravi, il moderatore o la proprietà del
sito, come di dovere, segnaleranno alle competenti Autorità, anche giudiziarie, i fatti ed i responsabili.
______________________________________________