Avvocato penalista - Le condizioni disumane del carcere giustificano il differimento della pena.
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Quando le condizioni di vita all'interno del carcere sono disumane, si può richiedere ed ottenere il differimento dell'esecuzione della pena che si deve espiare.
Lo ha stabilito una recente ed, a mio avviso, molto giusta pronuncia del Tribunale di Sorveglianza di Venezia, la quale ha statuito un ottimo principio di diritto e di giustizia "giusta", al quale mi auguro - ed auguro di cuore ad essi - che si uniformino tutti gli uffici giudiziari d'Italia e del mondo.
La Giustizia ed i Suoi palazzi sono un qualcosa di alquanto diverso e di più elevato rispetto alla Legge, alla sedicente Legalità ed ai loro ipocriti palazzi; e, se è giusto che la Giustizia non deve mai andare contro la Legge, non è affatto ingiusto, né tanto meno, illecito od illegale, che vada oltre la Legge, poiché, se e quando fa così, fa soltanto ciò che è il suo onesto, onorato e naturale mestiere, che non è quello di amministrare la giustizia, ma - e piuttosto - quello di rendere Giustizia.
Ed inoltre - ma non da meno - se e quando fa così, denota, senza ombra di dubbio alcuno, di avere colto nel segno tutto ciò che c'era o che c'è da cogliere circa la sua più essenziale od intima funzione; nonché di essere più accorta e più avveduta di certi legislatori e di certe loro leggi, poiché, con la sua onorevole opera - se e quando è davvero tale, come nel caso - ne colma le grossolane lacune e le ingiuste o parziali previsioni, sostituendosi di fatto ad essi, che di Giustizia non pare che se ne intendono gran che o minimamente.
Lo ha stabilito una recente ed, a mio avviso, molto giusta pronuncia del Tribunale di Sorveglianza di Venezia, la quale ha statuito un ottimo principio di diritto e di giustizia "giusta", al quale mi auguro - ed auguro di cuore ad essi - che si uniformino tutti gli uffici giudiziari d'Italia e del mondo.
La Giustizia ed i Suoi palazzi sono un qualcosa di alquanto diverso e di più elevato rispetto alla Legge, alla sedicente Legalità ed ai loro ipocriti palazzi; e, se è giusto che la Giustizia non deve mai andare contro la Legge, non è affatto ingiusto, né tanto meno, illecito od illegale, che vada oltre la Legge, poiché, se e quando fa così, fa soltanto ciò che è il suo onesto, onorato e naturale mestiere, che non è quello di amministrare la giustizia, ma - e piuttosto - quello di rendere Giustizia.
Ed inoltre - ma non da meno - se e quando fa così, denota, senza ombra di dubbio alcuno, di avere colto nel segno tutto ciò che c'era o che c'è da cogliere circa la sua più essenziale od intima funzione; nonché di essere più accorta e più avveduta di certi legislatori e di certe loro leggi, poiché, con la sua onorevole opera - se e quando è davvero tale, come nel caso - ne colma le grossolane lacune e le ingiuste o parziali previsioni, sostituendosi di fatto ad essi, che di Giustizia non pare che se ne intendono gran che o minimamente.
I carcerati, avendo commesso delle azioni gravi, gravissime e, spesso, atroci, hanno contratto un debito verso la società cosiddetta civile ma, soprattutto, verso le vittime delle loro cattive azioni, e mi sembra giusto che lo debbano estinguere, con l'espiazione delle pene che l'ordinamento giuridico prevede per i reati da essi rispettivamente commessi, nonché col risarcimento dei danni che hanno provocato agli altri loro simili.
Ma sono anche persone che hanno una loro coscienza - se ne fossero privi, non sarebbero punibili penalmente, infatti - e, dunque, se è così, come indubitabile pare che sia, sono anche persone che hanno e vivono l'inferno dentro, sapendo di aver commesso ciò che hanno rispettivamente commesso ed il cui ricordo li accompagnerà per tutta la vita, anche al di là della pena che è stata loro inflitta e che essi hanno espiato.
Per ogni peccato c'è un castigo (e non due) e per ogni reato c'è una pena (e non due).
Non mi sembra molto giusto o gran che rispondente a sani criteri di Giustizia che i poveri carcerati debbano espiare due pene per i loro delitti: una (giustamente) per ciò che hanno combinato e l'altra (molto ingiustamente) per l'ignavia, l'indolenza o la disumanità delle loro istituzioni cosiddette o sedicenti "civili" ...
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Ma sono anche persone che hanno una loro coscienza - se ne fossero privi, non sarebbero punibili penalmente, infatti - e, dunque, se è così, come indubitabile pare che sia, sono anche persone che hanno e vivono l'inferno dentro, sapendo di aver commesso ciò che hanno rispettivamente commesso ed il cui ricordo li accompagnerà per tutta la vita, anche al di là della pena che è stata loro inflitta e che essi hanno espiato.
Per ogni peccato c'è un castigo (e non due) e per ogni reato c'è una pena (e non due).
Non mi sembra molto giusto o gran che rispondente a sani criteri di Giustizia che i poveri carcerati debbano espiare due pene per i loro delitti: una (giustamente) per ciò che hanno combinato e l'altra (molto ingiustamente) per l'ignavia, l'indolenza o la disumanità delle loro istituzioni cosiddette o sedicenti "civili" ...
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Avvocato penalista - Le condizioni disumane del carcere giustificano il differimento della pena. |
""" Carceri: pena rinviata per condizioni disumane della detenzione.
A causa delle condizioni di vita disumane nelle carceri si può ottenere il rinvio dell’esecuzione della pena detentiva: il provvedimento del Tribunale di sorveglianza di Venezia.
Il Tribunale di sorveglianza di Venezia, con un originale provvedimento [1], ha accolto la richiesta di differimento della pena avanzata da un condannato a più di due anni di reclusione per via delle condizioni inumane delle carceri italiane.
In generale, la nostre legge prevede che il rinvio dell’esecuzione della pena possa essere richiesto solo in cinque casi ben precisi [2]:
- stato di gravidanza e puerperio;
- grave infermità fisica;
- AIDS;
- madre con figli di età inferiore a 3 anni.
Invece, nel caso di specie, l’istanza per ottenere il rinvio della carcerazione è stata formulata sulla base delle condizioni di vita disumane nei nostri penitenziari.
Proprio a causa di ciò, l’Italia è stata recentemente condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo [3].
La fatiscenza, le precarie condizioni igienico-sanitarie, ma soprattutto il sovraffollamento delle carceri rendono la detenzione insostenibile.
Proprio a causa di ciò, l’Italia è stata recentemente condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo [3].
La fatiscenza, le precarie condizioni igienico-sanitarie, ma soprattutto il sovraffollamento delle carceri rendono la detenzione insostenibile.
Celle di 20 metri quadrati ospitano fino a 11 detenuti, violando così quel principio sancito a livello comunitario che individua in 3 metri quadrati calpestabili lo spazio minimo vitale per ciascun recluso.
Il Tribunale di sorveglianza di Venezia è andato dunque ben oltre il dettato della legge, accogliendo una richiesta di rinvio dell’esecuzione della pena per un motivo – la disumanità delle condizioni di vita in carcere dovute al sovraffollamento - diverso da quelli espressamente codificati.
Tale provvedimento rappresenta un importante precedente e costituisce un segnale di apertura verso le problematiche di un mondo troppo spesso avvolto dall’indifferenza.
[1] Trib. Sorveglianza di Venezia, ordinanza del 18.02.2013.
[2] Art. 147 cod. pen.
[3] Lo scorso gennaio, la Corte Europea ha condannato l’Italia al pagamento di 100.000 euro nei confronti di 7 detenuti delle carceri di Busto Arsizio e Piacenza per trattamento disumano e tortura: i nostri istituti non garantiscono a ciascun recluso quei 3 metri quadrati di superficie calpestabile che rappresentano, secondo la Corte, lo spazio minimo vitale. """
[2] Art. 147 cod. pen.
[3] Lo scorso gennaio, la Corte Europea ha condannato l’Italia al pagamento di 100.000 euro nei confronti di 7 detenuti delle carceri di Busto Arsizio e Piacenza per trattamento disumano e tortura: i nostri istituti non garantiscono a ciascun recluso quei 3 metri quadrati di superficie calpestabile che rappresentano, secondo la Corte, lo spazio minimo vitale. """
http://www.laleggepertutti.it/27744_carceri-pena-rinviata-per-condizioni-disumane-della-detenzione
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