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lunedì 24 aprile 2006

Avvocato penalista - Errori giudiziari: il caso dell'omicidio del tenente colonnello dei Carabinieri, Giuseppe Russo, e del suo intimo amico, Prof. Filippo Costa.

Avvocato penalista - Errori giudiziari: il caso dell'omicidio del tenente colonnello dei Carabinieri, Giuseppe Russo, e del suo intimo amico, Prof. Filippo Costa.  
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Avvocato penalista - Errori giudiziari: il caso dell'omicidio del tenente colonnello dei Carabinieri, Giuseppe Russo, e del suo intimo amico, Prof. Filippo Costa. 
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""" In Sicilia - è stato scritto da qualcuno - oltre a quello dei Santi, c’è anche un altro calendario. Quello che ricorda le vite spezzate dei tanti Eroi che hanno deciso di sacrificare la propria vita per sconfiggere Cosa Nostra. È un calendario triste, che mette rabbia ma che dà anche tanto orgoglio, perché i nostri Martiri condividono coi Santi una qualità: essere esempio. """
 
La sera del 20 agosto 1977, il tenente colonnello dei Carabinieri, Giuseppe Russo, che al tempo aveva 47 anni, aveva deciso di farsi una passeggiata insieme all’insegnante e suo intimo amico Filippo Costa, che di anni ne aveva 57.

Improvvisamente, vennero avvicinati da tre killer che li ammazzarono senza possibilità di scampo.

Tra i killer c’era anche tale Leoluca Bagarella, il cognato di Totò Riina - in quanto fratello della moglie di quest'ultimo - noto autore di alcuni degli omicidi di mafia più efferati, tra cui la morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, l’assassinio di Boris Giuliano, la strage di Capaci, ecc.
 
Il tenente colonnello dei Carabinieri Giuseppe Russo, che, al momento del fatto, era in congedo da alcuni mesi, venne ucciso perché "scomodo", in quanto, essendo stato comandante del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Palermo, conosceva approfonditamente la mafia ed i suoi capi e perché le sue inchieste avevano portato nella patrie galere molti boss e loro gregari.
 
Del duplice ed efferato omicidio, fino al 1994, furono incolpati tre poveri pastori siciliani, i quali sono rimasti in carcere, ingiustamente, per ben 16 anni.

Successivamente, le dichiarazioni di alcuni pentiti, tra cui e soprattutto quella di Gaspare Mutolo,  svelarono la verità "vera".

Gaspare Mutolo, infatti, in una delle sue tante dichiarazioni da pentito, disse anche dei veri mandanti ed esecutori del duplice omicidio del tenente colonnello dei Carabinieri, Giuseppe Russo, e del suo intimo amico, Prof. Filippo Costa, affermando quanto qui segue:

"Per l’omicidio Russo e Costa ci sono persone che stanno pagando con la condanna all’ergastolo, ma che sono completamente innocenti e fanno pena soltanto a guardarle".

Sembrava una serata d’estate come tante altre, quella del 20 agosto 1977 a Ficuzza, a due passi da Corleone.
 
Erano circa le 21.30, quando il colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo decise di uscire per fare due passi, dopo aver cenato con la moglie nella piccola casetta al primo piano che dava sulla piazza.
 
Insieme all’amico professore Filippo Costa cominciarono a passeggiare diretti verso il bar.
 
Russo era in maglietta e pantaloncini.
 
Al bar entrò soltanto lui, per fare una telefonata – scrisse Mario Francese sul Giornale di Sicilia del 21 agosto 1997, ricostruendone gli ultimi minuti di vita – Costa invece attese fuori.

Un minuto dopo i due amici riprendevano la loro passeggiata.
 
Nello stesso momento vi fu chi si accorse di una "Fiat 128", di colore verde, che procedeva lentamente per il viale principale, evidentemente controllando i movimenti di Russo e Costa.

L’auto continuò la sua marcia fino alla parte alta della piazza, effettuò una inversione ad ’U’ e si fermò proprio davanti all’abitazione del tenente colonnello Russo.

I due amici erano vicini alla macchina degli assassini, ma non se ne resero conto, perché non potevano rendersene conto.
 
La sera del vile agguato, a Ficuzza, il gruppo di fuoco era composto da Pino Greco, detto "Scarpuzzedda", da Vincenzo Puccio ed era capeggiato personalmente da Leoluca Bagarella, su mandato del cognato, Totò Riina, e dell’altro boss corleonese Bernardo Provenzano.

Per il duplice omicidio di Ficuzza, in un primo momento, furono "erroneamente" condannati tre pastori del luogo, Salvatore Bonello, Rosario Mulè e Casimiro Russo, che si era autoaccusato e aveva chiamato in correità gli altri due.
 
I due amici, Russo e Costa, ad un certo punto si fermarono e Russo tirò fuori una sigaretta ed una scatola di fiammiferi Minerva, ma non ebbe il tempo di accendere e fumarsi la sua ultima sigaretta.

Alle 22,15, dalla Fiat 128 scesero tre o quattro uomini, a viso scoperto, i quali, lentamente, per non destare sospetti, si incamminarono verso i due.

Appena furono vicini ai due amici, aprirono il fuoco con le loro pistole calibro 38 e spararono tutti in direzione del tenente colonnello Russo, tranne uno, armato di fucile, che aveva avuto il compito di uccidere anche il Professor Costa.
 
Gli assassini erano sicuramente molto tesi nel momento i cui compivano il loro crimine.

Poiché uno di loro, lanciandosi contro il tenente colonnello Russo, per finirlo, gli cadde addosso.

Si rialzò immediatamente e, come in preda ad un raptus, imbracciò il fucile e sparò alla testa, prima al tenente colonnello Russo, e poi al Professor Costa, col metodo classico del colpo di grazia.

L'assassino voleva essere certo che l’esecuzione fosse completata, come dagli ordini ricevuti.

Nell'allontanarsi dal luogo del duplice misfatto, uno degli assassini perse i propri occhiali, che furono ritrovati sotto il corpo senza vita del tenente colonnello Giuseppe Russo.
 
Dopo i primi riscontri, ci si convinse quasi da subito che si trattava di un duplice delitto di mafia, che era stato preparato fin nei più minimi dettagli da almeno da 26 giorni.

La Fiat 128, usata per l'agguato e trovata abbandonata a tre chilometri da Ficuzza, infatti, era stata rubata a Palermo il 25 luglio, ossia 26 giorni prima dell'esecuzione del delitto.

Il 29 ottobre 1997, cioè vent’anni dopo, la II sezione della Corte di Assise di Appello di Palermo ha condannato definitivamente all’ergastolo Leonluca Bagarella, Totò Riina e Bernardo Provenzano per il duplice omicidio commesso a Ficuzza la sera del 20 agosto 1976.
 
Ma perché i killer della mafia hanno deciso di uccidere anche il Prof. Costa?

Forse perché temevano che Russo gli avesse parlato del grande affare della "diga di Garcia".

Ed anche se il tenente colonnello  Russo non avesse mai rivelato nulla al suo amico, Prof. Costa, chi avrebbe mai potuto convincere i loro assassini del contrario... ?
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Avvocato penalista - Errori giudiziari: il caso dell'omicidio del tenente colonnello dei Carabinieri, Giuseppe Russo, e del suo intimo amico, Prof. Filippo Costa. 
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