Avvocato penalista - Errori giudiziari: il caso Domenico Morrone da Taranto.
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Domenico Morrone, un uomo di Taranto di 42 anni, venne condannato a 21 anni di reclusione per il duplice omicidio di due studenti del luogo, avvenuto il 30 gennaio 1991, davanti alla scuola media “D’Aquino” nel quartiere Tamburi, alla periferia di Taranto.
Domenico Morrone, un uomo di Taranto di 42 anni, venne condannato a 21 anni di reclusione per il duplice omicidio di due studenti del luogo, avvenuto il 30 gennaio 1991, davanti alla scuola media “D’Aquino” nel quartiere Tamburi, alla periferia di Taranto.
Le due vittime, Antonio Sebastio, di 15 anni, e Giovanni Battista, di 17, furono sorprese da un sicario che sparò ripetutamente contro di loro con una pistola calibro 22.
In base agli indizi raccolti da Polizia e Carabinieri, coordinati dalla Procura presso il Tribunale di Taranto, Morrone, poche ore dopo i fatti, fu sottoposto a fermo per duplice omicidio, detenzione, porto illegale di arma da fuoco e di munizioni, nonché per spari in luogo pubblico.
Sia dopo il fermo, sia durante i processi a suo carico, l’imputato ha sempre negato ogni addebito.
In base alla ricostruzione accusatoria, movente del duplice omicidio sarebbe stata la vendetta per un litigio con Giovanni Battista, avvenuto per futili motivi una ventina di giorni prima del duplice omicidio.
A seguito del litigio, il Morrone era stato gambizzato e, poco tempo più tardi, secondo una testimonianza, avrebbe minacciato di morte i due ragazzi, ritenendoli legati alla criminalità e responsabili del suo ferimento.
Sia dopo il fermo, sia durante i processi a suo carico, l’imputato ha sempre negato ogni addebito.
In base alla ricostruzione accusatoria, movente del duplice omicidio sarebbe stata la vendetta per un litigio con Giovanni Battista, avvenuto per futili motivi una ventina di giorni prima del duplice omicidio.
A seguito del litigio, il Morrone era stato gambizzato e, poco tempo più tardi, secondo una testimonianza, avrebbe minacciato di morte i due ragazzi, ritenendoli legati alla criminalità e responsabili del suo ferimento.
Secondo i primi giudici Morrone avrebbe ucciso per vendetta. Dopo un litigio con i ragazzi, l'allora ventisettenne fu ferito alle gambe. E per vendicarsi del litigio e del ferimento li avrebbe ammazzati.
Ma ad uccidere i due ragazzi era stata un'altra persona.
Ma ad uccidere i due ragazzi era stata un'altra persona.
Dopo aver scontato 16 anni per la condanna definitiva a 21 anni di reclusione, è stato assolto dalla Corte di Appello di Lecce, che lo ha prosciolto dall'accusa, al termine del processo di revisione.
"Prima di entrare in udienza mi facevo il segno della croce e mi ripetevo: "Questa volta capiranno che sono innocente". L'ho fatto per 16 anni. Ma ogni volta, anche se le prove erano a mio favore, i giudici del Tribunale di Taranto le ignoravano. Non si schiodavano dalla loro teoria a senso unico: ero io l'assassino, il colpevole. Alla fine continuavo a farmi il segno della croce, ma non credevo più di riuscire a dimostrare la mia innocenza", ha riferito Domenico Morrone in una sua intervista.
"Prima di entrare in udienza mi facevo il segno della croce e mi ripetevo: "Questa volta capiranno che sono innocente". L'ho fatto per 16 anni. Ma ogni volta, anche se le prove erano a mio favore, i giudici del Tribunale di Taranto le ignoravano. Non si schiodavano dalla loro teoria a senso unico: ero io l'assassino, il colpevole. Alla fine continuavo a farmi il segno della croce, ma non credevo più di riuscire a dimostrare la mia innocenza", ha riferito Domenico Morrone in una sua intervista.
Oggi Domenico Morrone ha 42 anni. Un terzo della sua vita l'ha spesa dietro le sbarre, ingiustamente.
Non era vero che fosse stato lui l'assassino dei due ragazzi. E la verità è venuta fuori, grazie alle confessioni di due pentiti che hanno aperto le porte alla revisione del processo, in conclusione del quale la Corte d'Appello di Lecce l'ha assolto con formula piena, ossia "Per non aver commesso il fatto".
Ovviamente ed a seguito di ciò, si sono aperte anche le porte per l'azione civile di risarcimento del danno contro lo Stato per errore giudiziario.
"Venerdì, per l'ultima volta, sono stato contento di dormire in carcere con i miei amici, detenuti e poliziotti, uomini che hanno capito la mia storia e mi hanno aiutato ad avere coraggio. Volevo festeggiare con loro.
Avremmo voluto brindare a champagne, ma non è possibile portare alcolici in cella, così abbiamo brindato con il pensiero e con gli sguardi", ha soggiunto Domenico Morrone nella sua intervista.
"Da ragazzo non ho mai preso nemmeno una multa. Il mio sogno era aprire una pescheria".
"La verità era sotto gli occhi di tutti - ripete - ma nessuno la voleva vedere. Oggi sono libero e sono felice. Però non è una felicità piena. Continuo a chiedermi perché nessuno mi ha mai creduto? Era tanto difficile ammettere di aver sbagliato? Mi hanno umiliato. Perché?", conclude Morrone nella sua intervista.
Per due volte la Cassazione ha rinviato il processo alla Corte di Assise d'Appello, perché Morrone aveva un alibi credibile, ma i giudici pugliesi hanno sempre confermato la sua condanna.
E' riuscito ad ottenere la revisione del processo grazie alle rivelazioni di due pentiti della locale criminalità organizzata, i quali hanno rivelato che ad uccidere i ragazzi era stato un uomo del loro clan, tale Antonio Boccuni, per vendicare lo scippo che la madre aveva subito la mattina del delitto, il quale è già in carcere, poiché condannato all'ergastolo per altri delitti.
E' riuscito ad ottenere la revisione del processo grazie alle rivelazioni di due pentiti della locale criminalità organizzata, i quali hanno rivelato che ad uccidere i ragazzi era stato un uomo del loro clan, tale Antonio Boccuni, per vendicare lo scippo che la madre aveva subito la mattina del delitto, il quale è già in carcere, poiché condannato all'ergastolo per altri delitti.
Oggi Domenico Morrone fa l'operatore ecologico, in quanto tre anni prima della sua assoluzione definitiva ha ottenuto la semilibertà e da allora si prende cura della madre ammalata.
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